"La grande città come trionfo dell'inessenziale sull'essenziale, dell'artificiale sul naturale, del superfluo sul necessario.
E' il sottile filo (di divertimento angoscioso, di stralunato humor) che attraversa il libro di Michele Serra, qui alla sua prima prova di narratore.
Una serie di racconti sugli inganni del moderno visto come luogo degli equivoci, come continua sottrazione di senso alla vita quotidiana, che conferma, come ha scritto Tullio De Mauro, la sua felice capacità di catturare in anteprima quelli che solo molto tempo dopo altri avvertono come intollerabili luoghi comuni". (tratto dal libro).
Quando apparve questo libro, non ero ancora tante cose.
Non ero sposato. Non avevo un lavoro vero e proprio. Ero ancora molto a sinistra (poi questa cosa mi sarebbe passata) andavo ancora - seppur a singhiozzo - a scuola, ero andato al Festival di Cuore e girato in Emilia e dintorni quasi come Kerouac…
Letto oggi, Michele Serra, non riesce a dirmi le stesse cose, o meglio non riesce a farmele assaporare come allora. Ma d'altronde è noto che, non si attraversa due volte lo stesso fiume. La seconda volta si passa dal ponte… almeno non ci si bagna i vestiti.
Nessun commento:
Posta un commento
Niente parolacce, né!