Peter Kolosimo ha un immensa fantasia. E la sa usare benissimo. Al punto che questo, come altri suoi libri, ci ingannano. Lo fanno senza malizia, sia chiaro. Ma lo fanno bene, perché ci raccontano il nostro passato, partendo dal nostro immaginario: dalle nostre storie, dai racconti intorno al fuoco, dalle leggende, le dicerie, i sentito dire. Prove? Nemmeno l'ombra.
Ma che importa? L'importante è stupire, riflettere, pensare ad un passato più nobile del volgarissimo progredire, per un errore della natura, dallo stato di scimmie a quella specie di essere che, si crede furbo, ma è imbecille al punto da non riuscire a vedere i propri enormi limiti e difetti.
E così, astronavi, dischi volanti e omini verdi, navi fantasma, visioni incredibili, punteggiano il nostro immaginario collettivo.
Il nostro antico mondo, la nostra preistoria, si tingono di giallo con l'incontro con civiltà extraterrestri che ci avrebbero accudito, aiutato e forse generato.
E crederci è un atto di fede, ma non tanto distante dai tanti atti che ci vengono chiesti quotidianamente.
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