Finito di leggere in una serata. Dovrebbe far ridere, ma la storia dell'assassino di negozianti impropri, ovvero che assegnano nomi improponibili alla propria attività o vogliono vendere prodotti senza averne alcuna ragione, non fa ridere affatto.
Questo libro è, in fondo, una feroce critica all'attuale visione delle cose ed a come il mercato abbia trasformato in necessità ed in bisogno anche il superfluo e l'inutile. Mi viene da citare Roland Barthes e il suo "Miti d'Oggi".
L'assassino si confessa e giustifica le sue azioni citando per filo e per segno negozi e prodotti che quotidianamente ci troviamo sotto il naso. Come dargli torto?
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