"E' la primavera del 1967. L'alluvione di novembre, con il suo strascico di tragedie e di detriti, sembra essersi placata e Firenze comincia di nuovo a respirare.
Ma non per il commissario Bordelli
Per lui non c'é pace dopo un fatto che gli é successo. Indagando sull'omicidio di un ragazzino, si è scontrato con i poteri occulti della massoneria ed è stato costretto alla resa con un "messaggio" molto chiaro: lo stupro di Eleonora, la giovane commessa con cui aveva intrecciato una relazione appassionata, e una lista con i nomi di tutte le persone a lui care.
Sconfitto e amareggiato, Bordelli si è dimesso dalla polizia e ha lasciato San Frediano.
Che altro avrebbe potuto fare? si chiede nel silenzio della casa sulle colline.
Continua a fare il poliziotto sapendo che non sarebbe mai riuscito a mettere in galera gli assassini?
"Quando non si rispettano le regole del gioco, è bene smettere di giocare". Adesso trascorre le giornate cucinando, facendo lunghe passeggiate nei boschi, imparando a far crescere le verdure nell'orto.
Il pensiero di quella resa, di quella violenza senza giustizia, però, non lo abbandona.
Ma il destino, in cui fino ad ora non ha creduto, gli offre inaspettatamente l'occasione di fare i conti con il passato, e Bordelli non si tira indietro".
Riecco il Commissario Bordelli Franco.
Alle prese con i criminali a lui sfuggiti nel precedente romanzo, deve fare i conti con la sua coscienza, con la voglia di vendetta e con due donne. Una che non appare mai, l'altra che deve lottare per conquistarlo ma ben presto cede.
E poi la campagna, luogo cui Bordelli ritorna per riflettere, i boschi ove camminare, gli amici con i loro sghiribizzi.
Un bel romanzo che parla di altri romanzi, di passioni (l'amore per le donne, la lettura di un buon libro, lo scorrere del tempo, il vino) e di dolori da superare. Grazie Vichi.
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