"La 'ndrangheta ha contagiato il Nord. Il suo impero invisibile ha preso il controllo di un sistema economico che si riteneva immune. O che diceva di esserlo.
Quello raccontato da Giuseppe Catozzella non è un potere di sole stanze dei bottoni, ma una macchina brutale e intelligente che batte le strade, si impossessa dei bar di periferia e dei locali alla moda, usa le aziende pulite per riciclare denaro sporco e i cantieri edili per riempire il sottosuolo di veleni, gestisce l'enorme traffico della cocaina.
Si insinua nella vita sociale di un intero Paese e si nutre delle sue debolezze.
Il protagonista di questo libro la 'ndrangheta l'ha vissuta in prima persona e ne porterà per sempre i segni addosso.
Ha conosciuto l'alveare e le sue vittime. Ha seguito Pasquale, che era amico di suo padre, nel percorso criminale di affiliazione a un clan; è stato il compagno di banco di Vincenzo, che comandava la scuola perché appartenente alla cosca che aveva in mano il quartiere; ha amato l'anziana Zia Severina, che per anni non è uscita dal suo bilocale per difenderlo dalle famiglie che rivendono le case popolari; ha conosciuto il lavoro clandestino dentro gli sconfinati gironi dell'Ortomercato di Milano.
Alveare è una lotta corpo a corpo tra realtà e verità: un'inchiesta che nasce dalla vita vissuta e un romanzo che inquieta perché non inventa nulla". (tratto dal libro).
Ho finito di leggere "Alveare" ottima interpretazione letteraria di Giuseppe Catozzella che descrive l'evoluzione della periferia milanese vista dal di dentro. Un ragazzo meridionale vive la propria giovinezza a stretto contatto con la malavita mafiosa e ne ricava una personale visione del mondo.
Ho trovato stucchevoli alcuni momenti in cui cerca di descrivere il proprio stato d'animo, ma veramente ben resi i passaggi dell'azione violenta dei clan e del clima che si respira.
La morale del libro é racchiusa nelle parole dell'amico mafioso di Catozzella quando afferma che, dove la gente (tutta insieme) reagisce, la n'drangheta non può esistere. Gli dice "Noi ci siamo perché voi ci avete voluti". Riflettiamoci.
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