
Se il fai da te economico sperimentato dal fascismo dovesse tornare una delle prime cose che rischierebbe di sparire dalle nostre tavole sarebbe proprio il piatto che siamo portati a credere italiano al cento per cento: la pizza.
Circa metà del grano duro utilizzato dai nostri mulini é di importazione, un quarto dei pelati é made in Cina e anche una buona parte del latte usato dai caseifici arriva dall'estero.
Un esempio simbolo della nostra drammatica insufficienza in materia alimentare.
Eppure, a differenza di petrolio e gas naturale, che tutti sappiamo di non possedere, tanto da interrogarci ciclicamente su come risolvere la dipendenza energetica, lo squilibrio commerciale del settore agricolo é decisamente meno noto.
L'autosufficienza alimentare italiana é un utopia: non ce la facevamo quando avevamo a disposizione venti milioni di ettari da coltivare e consumi molto più parchi, figuriamoci ora che siamo abituati a mangiare meglio e di più, mentre città, industrie e infrastrutture hanno ridotto a tredici milioni di ettari la terra a disposizione. Le ripercussioni le avrebbero la produzione di carne della quale siamo già carenti per il 40% per bovini e per il 30% dei suini senza contare che gli allevamenti hanno bisogno di mais e soia di cui siamo deficitari.
Con l'autarchia, una siccità come quella del 2003 significherebbe la fame.
Del resto Mussolini ha vinto una sola guerra: quella del grano, con aumenti straordinari nella produzione dovuti a massicci investimenti in ricerca scientifica.
Ecco alcuni dati in caso di un ritorno all'autosufficienza: Frumento duro 140% - Frumento tenero 54% - carne bovina 57% - carne suina 66% - carne avicola 116% - uova 112% - latte alimentare 87% - burro 76% - formaggi 90% - pomodori freschi 104% - pomodori trasformati 218% - patate 69% - pesche 137% - pere 111% - mele 196% - agrumi 99%.
Fonte : La Repubblica- 31.10.08 - Valerio Gualerzi
E se provassimo a consumare MENO e MEGLIO?
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