
Se vi è un qualcosa di profondamente ipnotico di questo film, è certamente il passaggio dalla quiete (l'albero presso cui i due protagonisti riposano all'inizio del film) all'immersione nelle trincee, una versa e propria immersione… ove si perde quel briciolo di contatto con la realtà, si perde umanità, ci si riduce a macchina (e al riguardo rimando alla lettura di "Nelle tempeste d'acciaio" di Ernst Junger) da lì in poi sarà una corsa…. sino al prossimo albero… sino al ritorno all'umanità… preceduto dal riconoscimento dell'altro… ma in mezzo… in mezzo la guerra, l'abbruttimento, l'odio, la ferocia, la paura di morire, la morte, l'aiuto e poi il tradimento, l'abbandono e il ritrovarsi… non voglio rovinarvi la trama per un film che va vissuto per la sua rapidità… ma non dimenticate i due alberi… sono fondamentali per intuire, all'inizio, ed alla fine… il senso di tutto quanto.
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