Fiumi di inchiostro sono stati spesi per commentare ed onorare questo film. Quindi mi risulta difficile parlarne. Ma tant'è anche i mostri sacri vanno affrontati, anche le montagne più ostili scalate, perché tutto sia digerito e metabolizzato.
Film del 1954 diretto da Alfred Hitchcock - maestro assoluto di spy cinema, intrighi e paura (suo il bellissimo "Gli uccelli), è ritenuto uno dei migliori della storia del Cinema.
La trama: immobilizzato da un incidente, famoso fotografo è costretto ad osservare il mondo racchiuso in un cortile. Assiste ad un omicidio e si adopera per far arrestare il colpevole. Ci riuscirà.
L'immobilità del nostro osservatore (definito più volte guardone), l'assoluta visibilità degli accadimenti nelle case altrui, il cortile come rappresentazione dell'universo umano, la lentezza delle scene raffrontata con i singoli episodi che si intrecciano, tutto serve a rappresentare una tragedia che altro non è che la banalità del male.
Molto più difficile di quel che sembri, questo film (che non a caso si intitola in inglese Rear Window finestra sul retro) fa delle singole difficoltà umane: solitudine, odio, convivenza forzata, civetteria, eccetera, una sinfonia che deve essere coordinata dal Direttore d'Orchestra (Hitchcook che appare vicino al suonatore di pianoforte) per evitare che si mescoli e confonda.
Il mondo, appare in un angolo, confinato da un continuo passaggio di mezzi.
Qualcuno più arguto di me, ne ha fatto un ottimo raffronto con l'attuale Facebook e la necessità di vedere e farsi vedere, che insidia l'uomo dalla notte dei tempi.
Quegli eventi accadono perché noi (attraverso Jeff e il suo binocolo/teleobbiettivo) li vediamo, basta girare la testa o appisolarsi e l'evento non è accaduto. Ed allora ecco l'occhio indagatore che vuole mettere ordine in quel che vede. Ma è guardone come suggerisce l'infermiera Stella (Thelma Ritter) oppure è l'occhio di Dio che scruta l'animo umano? Lascio a voi la risposta. Semplicemente geniale.
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