Cannibalismo, omicidi, morti violente e pazzia, disperazione e follia religiosa. Questo è "We are what We are" film che non nasconde nulla e fa dell'attesa della morte e della celebrazione del rito la colonna intorno a cui ruota la nostra storia.
Una zona degli States in preda alla crisi economica ed ad un maltempo che assorbe gli umori degli uomini, persone scomparse che ci si ostina a non cercare (una sorta di fatalismo), una famiglia succube di un rito religioso che la obbliga al cannibalismo: ci sono tutti gli ingredienti per fare di questo film un piccolo capolavoro.
Tutto prende il via dalla morte di una donna, che scopriamo essere la madre/moglie di un nucleo famigliare dedito al fanatismo religioso ed al cannibalismo che si rifà ad un evento del 1700 e dintorni.
Quante persone hanno pagato questa insana scelta? Lo scopriremo cammino facendo.
Lento, disperante, angosciante, dimostra che non serve lo splatter veloce, gli urli, le fughe per affrontare l'orrore la violenza. Questa si annida nei piccoli gesti, nelle persone timorate di Dio, di un capofamiglia fuori dal tempo e di figli succubi ed educati.
Da un lato l'inchiesta del vecchio dottore del paese fatica a decollare e la Polizia non vuole uscire dal torpore di una cittadina di provincia preda della crisi e della pioggia, dall'altro la lentezza del rito, del digiuno, la malattia che avanza in un patriarca sempre più folle e preda del tempo (sempre questo tempo...). Il colore della fotografia, quasi un bianco e nero è fantastico e la quotidiana follia ci viene restituita senza alcun commento... sino al finale inquietante.
Kelly McGillis ha una parte nel film (qualcuno lo ha detto a Tom Cruise ? e soprattutto qualcuno lo ha detto a Kelly?) e finirà molto male ad avere come vicini certi pazzi scatenati.
Tutto prende il via dalla morte di una donna, che scopriamo essere la madre/moglie di un nucleo famigliare dedito al fanatismo religioso ed al cannibalismo che si rifà ad un evento del 1700 e dintorni.
Quante persone hanno pagato questa insana scelta? Lo scopriremo cammino facendo.
Lento, disperante, angosciante, dimostra che non serve lo splatter veloce, gli urli, le fughe per affrontare l'orrore la violenza. Questa si annida nei piccoli gesti, nelle persone timorate di Dio, di un capofamiglia fuori dal tempo e di figli succubi ed educati.
Da un lato l'inchiesta del vecchio dottore del paese fatica a decollare e la Polizia non vuole uscire dal torpore di una cittadina di provincia preda della crisi e della pioggia, dall'altro la lentezza del rito, del digiuno, la malattia che avanza in un patriarca sempre più folle e preda del tempo (sempre questo tempo...). Il colore della fotografia, quasi un bianco e nero è fantastico e la quotidiana follia ci viene restituita senza alcun commento... sino al finale inquietante.
Kelly McGillis ha una parte nel film (qualcuno lo ha detto a Tom Cruise ? e soprattutto qualcuno lo ha detto a Kelly?) e finirà molto male ad avere come vicini certi pazzi scatenati.
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