Mi piace pensare che il cinema sia fatto (soprattutto) per sognare.
Accostarsi diversamente a film come Dracula Untold sarebbe un’occasione
sprecata per mettere il cervello in stand-by e godersi un sano giro sulla
giostra della fantasia, quindi lasciate perdere velleità intellettuali e
sparatevi quest’ora e mezza di sangue, amore e morte. Non necessariamente nell’ordine.
Chiariamo subito che di untold - non raccontato - c’è ben poco. Dracula è già stato proposto
come personaggio storico, collocandone le vicende in un contesto che non lascia spazio a canini affilati, aglio e pipistrelli svolazzanti. Sono anche disponibili
spiegazioni razionali di come sia nato il mito del vampiro. Se vi piace l’idea troverete
parecchi libri sull’argomento.
Viceversa, se preferite sbavare su Luke Evans
che tocca tutti i tasti dell’immaginario romantico/erotico femminile (e non
solo, perché no?), lasciatevi trascinare da questo drammone che, se non brilla
per originalità della storia, rifulge di colori ed ombre che strappano più di
un sospiro.
E’ chiaro che siamo ancora nel genere “quant’è
bello essere dannati”, ma evidentemente si tratta di un brivido proibito al
quale l’umanità non riesce proprio a rinunciare.
Per rompere l’incantesimo, e sentirvi dei
pirla, basta ricordare a voi stessi che girare solo di notte e succhiare sangue
forse non è poi così esaltante come il cinema vuol farci credere.
Ma come reagireste se, mentre il sole tramonta
su una moderna capitale europea, vi abbordasse Luke Evans – aridaie! – e, citando
lo straziante verso di un’antica poesia d’amore, vi invitasse a bere qualcosa?
... e se poi non è un drink... che importa?
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