Bene ha fatto il sito di "La Repubblica" a riproporre l'esilirante sketch de "La cadrega" che vede protagonisti Aldo, Giovanni e Giacomo in una parodia transilvana dei nostri censori padani.
E' forse l'unico modo per trattare le emerite "minchiate" proposte dal partito di minoranza (meno del 10% sul territorio nazionale) che impone le proprie regole a quel minchia del ns. presidente del consiglio e di conseguenza semina lacrime e dolore in tutta Italia.
Dopo essersela presa con gli extracomunitari, non poteva mancare un ritorno al passato con l'attacco ai "terroni" e chi meglio dei professori meridionali poteva incarnare questo incubo padano?
L'esame in dialetto é una "cagata" (non sò come si dica in dialetto, io che sono nordico di genitori nordici, di nonni nordici, che sono nato, vissuto etc a due passi dalla frontiera svizzera) anche perché un dialetto oramai non c'é più. Ogni paese ne parla uno scialacquato dalle nuove leve, eppoi vivaddio, tra tutte le porcate che ha combinato la televisione, quello di insegnare l'italiano (più o meno parlato, più o meno saputo) é certamente un aspetto positivo che non va sottaciuto (o sottaceto, come dicono i Savoia??).
Mentre posso condividere le parole di Bossi su Ici, militari all'estero e richiamo alla serieta nei confronti di Papi Silvio, non posso far passare sotto silenzio queste puttanate.
Io ho studiato e mi sono diplomato con professori (anche) meridionali e a tutti loro devo molto. Soprattutto il rispetto per aver accettato di venire al Nord ad insegnarmi a stare al mondo.
Se Maroni, Calderoli o il figlio di Bossi avessero fatto lo stesso a quest'ora, forse la Lega sarebbe un partito serio, non una cricca di patiti del randello simili a certi ciucchi appena usciti dall'osteria dietro casa.
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