Bastano a volte poche pagine per accorgersi di avere fra le mani un grande romanzo, e per cogliere quel timbro puro che ne fa un classico.
E' ciò che accade con "La famiglia Karnowski" di Israel J. Singer, maestro dimenticato, rimasto per troppo tempo nel cono d'ombra del più celebre fratello minore Isaac B. Premio Nobel per la letteratura.
La pubblicazione di questo libro , fra i memorabili del secolo scorso, ha quindi il sapore di un evento, e di un risarcimento: finalmente il lettore potrà immergersi nel grandioso affresco familiare in cui si snoda, attraverso tre generazioni e tre paesi - Polonia, Germania e America - la saga dei Karnowsi.
Che comincia con David, il capostipite, il quale all'alba del Novecento lascia lo shtetl polacco in cui è nato ai suoi occhi emblema dell'oscurantismo, per dirigersi alla volta di Berlino, forte del suo tedesco impeccabile e ispirato al principio secondo il quale bisogna "essere ebrei in casa e uomini in strada".
Il figlio Georg, divenuto un apprezzato medico e sposato a una gentile, incarnerà il vertice del percorso di integrazione e ascesa sociale dei Karnowski - percorso che imboccherà però la fatale parabola discendente con il nipote: lacerato dal disprezzo di sé, Jegor, capovolgendo il razzismo nazista in cui è cresciuto, porterà alle estreme conseguenze, in una New York straniante e nemica, la contraddizione che innerva l'intera storia familiare.
Con una sapiente orchestrazione che è insieme un crescendo e un inabissarsi, Singer non solo ci regala pagine di inconsueta bellezza, ma getta anche uno sguardo chiaroveggente sulla situazione degli ebrei nell'Europa dei suoi anni, rivelando quelle virtù profetiche che, quasi loro malgrado, solo i veri scrittori possiedono. (tratto dal libro).
Essere i fratelli meno famosi di chi ha vinto il Nobel per la letteratura (Isaac Bashevis Singer) può far correre il rischio del paragone. Eppure, se di paragone dobbiamo parlare, è bene dire che questo bellissimo romanzo nulla ha da temere con i grandi scrittori della Shoah.
La capacità di Singer, sta certamente nell'essere capace, anche nei passaggi più cupi, di trovare lo spazio per la speranza, per le piccole cose che superano le grandi avversità.
Le persone sono protagoniste, le loro difficoltà, il loro carattere, le loro piccole manie ed i difetti, i loro amori e speranze.
Se viene spazzata via una cultura e un popolo, questo avviene al prezzo di svilire anche chi resta. Ben presto se ne accorgono anche i tedeschi, che con favore avevano assistito al sorgere del nazismo.
E il messaggio positivo è che la vita continua, magari riparte da zero, magari è dura, ma si riprende da capo e si superano tutte le cose negative grandi e piccole, rendendoci migliori.
Superbo.
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