domenica 26 aprile 2015

Outpost 11

Outpost 11, approda al Raindance 2013 (anche se ideato e realizzato nell'anno precedente) e da subito impressiona per la capacità di incuriosire, pur a fronte di un budget ridotto e un ambientazione che passa da poche stanze al bianco polare, accecante e nemico.
Un passato alternativo (per una volta non è un futuro alternativo) ove il vapore è ancora strumento di energia, tre militari in un avamposto al Polo, combattono a modo loro una guerra, contro un nemico che non arriva mai (il deserto dei tartari ?)...
Arriveranno prima le loro paure, la depressione, la follia, odio e vendetta.
Visto in lingua originale con i sottotitoli, confesso che i dialoghi latitano, mentre è tutto nei visi e nei comportamenti dei tre personaggi che dobbiamo leggere la storia e trarne qualche conclusione.
Interessante, anche se a tratti si perde il filo. 

Vizio di Forma - il film


Di film strani ne ho visti parecchi. Ma questo li batte tutti. Credetemi.
A partire da una trama sconclusionata come non mai, dai personaggi incontrati che paiono come biglie di un flipper (ma in tutti i sensi, ai miei tempi si diceva "sei fuori come un flipper") e corrono da una parte all'altra senza apparente motivo.
Anche l'indagine intrapresa dal nostro eroe Larry "Doc" Sportello è quanto di più lisergico possa capitarvi di assistere.
I fratelli Cohen qui sguazzerebbero ed in effetti c'è da sguazzare in un racconto (liberamente tratto dal libro di Thomas Pynchon) che di normale non ha proprio nulla.
Non voglio rovinarvi la visione, salvo dirvi che tutto ha un lieto fine, se proprio vogliamo trovarlo...

Gesù - L'invenzione del Dio Cristiano

 

Gesù non é mai stato cristiano.
Non si è mai proclamato Messia.
Gesù era un profeta ebreo apocalittico, itinerante, che annunciava nei villaggi della Galilea la prossima fine del mondo e l'incombente trionfo del Regno dove gli ultimi saranno i primi.
Il suo Evaggelion, proclamato infine anche a Gerusalemme, lo mette in contrasto con una parte dell'establishment.
I Romani lo giustiziano sulla croce insieme a due sovversivi.
I suoi discepoli, che si sono dispersi, finiscono per convincersi che é ancora "in mezzo a loro".
Ebrei osservanti, vogliono convincere i correligionari.
La loro fede tutta ebraica fa però proseliti soprattutto fra i gentili. La distruzione di Gerusalemme e del tempio, nel '70, pone fine all'epoca dell'ebraismo fondato sui sacerdoti e sui sacrifici, e inaugura quello del rabbinismo.
Le comunità che professano Gesù risorto, sempre più spesso "greche", si moltiplicano lungo tre secoli adottando forme teologiche sempre più variegate e tra loro incompatibili, benché in comune abbiano una divinizzazione di Gesù che ne capovolge la figura reale.
Solo l'intervento del potere imperiale che impone il cristianesimo come religione di Stato, porterà a unificare quel caleidoscopio di fedi tra conflitti spesso sanguinosi.
Questo per quanto riguarda la storia.
Altra cosa è la fede, ovviamente, che orgogliosamente Paolo considerava follia e i cristiani dei primi secoli proclamavano altrettanto orgogliosamente nel Credo Quia Absurdum. (tratto dal libro). 
 


Ma Gesù è esistito oppure no? E se si, era realmente come ci viene descritto nei Vangeli, nella Bibbia?
A queste difficili domande, basandosi sullo studio di moltissimi testi, alcuni a noi poco noti, cerca di dare una risposta Paolo Flores D'Arcais.
La risposta non è facile, e potrebbe anche non essere condivisibile. Nulla toglie che il fascino della scoperta, la passione di D'Arcais, il bisogno di dare un volto a quest'uomo che da millenni affascina tutti noi, ci fanno leggere d'un fiato questo testo.
Lascio ad ognuno trarre le proprie conclusioni. Ma non leggerlo è un vero peccato.

venerdì 24 aprile 2015

Sottomissione

 

Divenuto famoso a causa dell'uscita in concomitanza dei gravi episodi terroristici di Parigi, "Sottomissione" non è ciò che ci si aspetta.
In un futuro possibile, lontano ma non troppo, la fratellanza musulmana riesce a far eleggere un proprio rappresentante a Presidente della Repubblica Francese.
Come si arriva a questo fatto epocale e come i francesi vivono l'evento è ben descritto nel libro (anche se alcuni aspetti sono trascurati o solo lievemente toccati).
Quello che interessa è la totale accettazione dei fatti e l'adeguarsi della società ai cambiamenti imposti. Una rassegnazione o un rapido accodarsi per interesse personale ai nuovi padroni. 
Forse l'aver avuto la Repubblica di Vichy e l'occupazione nazista, ha lasciato il segno nell'inconscio francese, e Houellebecq lo rappresenta molto bene.
Resta un interessante testo e un discreto racconto. Certo un futuro su cui riflettere...

domenica 19 aprile 2015

il caso Eddy Bellegueule


Essere omosessuale nella provincia francese (ma sarebbe uguale in quella italiana, spagnola, inglese, non ho dubbi al riguardo)... e scoprire che di bucolico, di romantico, di piacevole non vi è proprio nulla. Anzi!
E' questo il libro-denuncia di Edouard Luois che ha scalato le classifiche francesi e non solo: la scoperta che forse in città si vive meglio.
Il racconto procede descrivendo lo spaccato di una famiglia tipo nella campagna francese, i suoi limiti culturali, il mito della cattiveria, della spavalderia "il macho", quello dell'alcol, quello della violenza contro il prossimo ed il diverso e soprattutto la pochezza di idee che impera ovunque.
Eddi vorrebbe vivere in modo diverso, ma scopre a sue spese che non è possibile. Resta una sola possibilità: la fuga. E quando ci riesce, grazie ad una scuola "altrove" ecco che il vecchio paesino, di romantico non ha proprio nulla.

Faccia un bel respiro - Laura Grimaldi

Se essere malati ha un vantaggio, è sicuramente (unico nel suo genere) quello di cambiare la percezione del tempo. Esso diviene tantissimo e al tempo stesso pochissimo. Noia e preoccupazione si alternano (un po' come racconta chi ha fatto la guerra) passando da attesa delle cure e dei responsi medici a sofferenza acuta durante il trattamento, l'operazione, il controllo, l'effetto di farmaci...
Laura Grimaldi ne fa un libro. Un bel libro. Dove l'ospedale diventa una corte dei miracoli e la commedia umana, in tutte le sue sfaccettature si dispiega ai nostri occhi.
E così ogni personaggio prende un nome, ha una sua caratteristica, si fa odiare o amare a seconda dei casi. Impariamo che la medicina è tutto meno che una scienza esatta (e quando mai ?) e che ognuno la applica a modo suo. Breve viaggio per i meandri della sanità...

domenica 12 aprile 2015

Tex - L'eroe e la leggenda

"Tex Willer cavalca ancora. Ha cavalcato più a lungo di Buffalo Bill, Wyatt Earp, Wild Bill Hickok, Calamity Jane e altri leggendari eroi del vecchio West.
Di questi nomi, tuttavia, c'é traccia in qualche libro di storia. Sono davvero esistiti, anche se le loro imprese reali hanno ben poco a vedere con le gesta epiche di cui li ha ammantati la leggenda.
Come faceva dire John Ford ad un suo personaggio: "Nel West, se la leggenda incontra la realtà, vince la leggenda". Un'idea che, prima o poi, tutti noi abbiamo accarezzato è di supporre che anche Tex, sia davvero esistito: un ranger con quel nome, o uno simile, che forse sposò una donna indiana e diede la caccia a razziatori di bestiame, comancheros e rapinatori di treni.
Non è poi così impossibile. Ed è verosimile immaginare che qualche giornalista di frontiera abbia ingigantito le sue imprese e qualche autore di libri ci abbia ricamato su… oppure al contrario è romantico immaginare un Tex rimasto nascosto nell'ombra, con le sue eroiche imprese, su cui il tempo ha gettato la polvere dell'oblio.
Quale sarà il Tex che leggiamo ogni mese… su questa ambiguità si fonda il fulminante e geniale racconto di Paolo Eleutieri Serpieri.
Il personaggio da lui narrato è un altro Tex visto attraverso la lente deformante della leggenda.
In questa avventura, l'autore si è preso qualche libertà cronologica collocando la vicenda in un periodo precedente a quello canonico… ma forse il vecchio Carson, dopo tanti anni, nel narrare la storia, ha perso la cognizione del tempo, a patto di credere sia davvero lui e non un impostore.
E quel giornalista che ne raccoglie la storia? Le storie più stimolanti sono, in fondo, quelle che chiedono una collaborazione al lettore, che lo invitano a entrare dentro il racconto, a farsene partecipe, a interrogarsi.
Sono quelle storie che non danno precise risposte ma che emozionano e travolgono con la forza dei sentimenti, parole ed immagini…". (tratto dal libro).
 

Indubbiamente una grafica eccelsa. Un tratto e un racconto da collezione.
Ma veniamo alla particolarità del nostro nuovo Tex.
E' un giovanissimo eppure già esperto, l'eroe che incontriamo. Cattivo, feroce, vendicativo, meno riflessivo del solito e più diretto.
Ha i capelli lunghi, una mira incredibile, una forza sovrumana.
 
 
Tex, che per 50 anni ha donato bellissime avventure agli appassionati del genere western, rivive in una diversa lettura quasi una vita parallela. Ai puristi potrà non piacere, a me si.

L'ultimo

 

Se nei confronti dei gerarchi nazisti si è spesso sentita la frase di Hannah Arendt "La banalità del male" a delineare un accettazione quasi fatalista del male fatto ad altri, nel caso di questo libro sarebbe opportuno coniare la frase "La banalità della banalità del male" ad intendere l'accettazione di avere qualcuno da servire che incarna il male assoluto.
Rochus Misch che ha avuto la fortuna di sopravvivere agli ultimi istanti del Reich ed alla prigionia sovietica, è stato per molto tempo vicinissimo ad Hitler pur senza aver alcun voce in capitolo nell'entourage del capo nazista.
Ha goduto dei vantaggi del regime e della posizione privilegiata senza sporcarsi le mani con la guerra e l'antisemitismo. Anche lui ricorda, come molti, solo quello che fa comodo. E come dargli torto? Perché rischiare un ulteriore condanna morale per quanto commesso o accettato supinamente?
A sua discolpa va, e questo è un metro che uso sempre, il momento storico, la condizione psicologica (orfano, cultura media, fascinazione di fronte al leader) e la capacità del Nazismo di creare passione.
Fu l'ultimo ad andarsene, ma come lui racconta, solo perché non gli fu possibile andare via prima...

lunedì 6 aprile 2015

Iron Man 3

Una parentesi cupa nel già tormentato supereroe Iron Man. Fantasmi del passato si impossessano del suo odierno mondo obbligandolo a diventare un uomo migliore.
Mentre è costretto a fare a meno della sue rassicuranti armature (prolunghe falliche) eccolo alle prese con adolescenti saputi, nemici infiammabili, fidanzate sequestrate e tanto altro ancora.
Ennesimo attentato alla Nazione, al Presidente, con l'espediente del musulmano rancoroso.
Gran finale e tante esplosioni. Potevano mancare? Certo che no! Carino.
Se un bel voto va dato alla recitazione, il migliore è "il Mandarino" Ben Kingsley. Capace di fare il terrorista e poi l'attore fallito e ripescato apposta per la sceneggiata. Insomma, diciamolo chiaramente: questi cattivi sono una massa di sfigati con qualche tara mentale che deve rifarsi del proprio passato andato a ramengo.
 

domenica 5 aprile 2015

Brick Mansions

Brick Mansions ha pochi motivi per essere visto:
1) la plasticità dei suoi interpreti: Paul Walker (morto prematuramente) e David Belle con le loro acrobazie da parkour riescono ad incantarci. Il film tuttavia finisce più per apparire una chiassata girata intorno a queste giravolte senza costrutto.
2) gli inseguimenti in auto: molto belli, anche se scappare due volte con la stessa auto fa sorridere (o piangere) dipende dai punti di vista.
3) la massa di beoti che insegue i nostri due: summa estrema di luoghi comuni - nero, armato di mitraglietta, chiuso in una stanza con i topi a bere in attesa di ordini che poi non riesce mai ad eseguire.
4) Polizia corrotta e politici incapaci: gli Americani ci danno dentro, meno male che non hanno rappresentato qualche italiano, avremmo rivisto un inquadratura dei Soprano, con buona pace del povero Gandolfini.
5) le due donne del film: una pare una zoccolacchia, l'altra una tarlocca.
6) il finale. Ecco, per favore la prossima volta non fate i finali se non sapete cosa fare...
Pessimo.

sabato 4 aprile 2015

Time Lapse


Se il tuo vicino di casa (poi trovato morto e mummificato) inventa una macchina del tempo, che ti permette di vederti (in una polaroid) a distanza di 24 ore... cosa faresti?
I nostri protagonisti giocano una vicenda tutta chiusa in casa  con una finestra (che da sul cortile...) al contrario. Ciò che avviene all'interno deve essere visto dall'esterno, per permettere alla macchina di consegnare la foto della predizione.
Ma, se accettiamo che il futuro è ciò che accadrà tra poco, come possiamo condizionarlo senza farci condizionare? E come non rischiare di creare un futuro auto - annunciato? Dilemmi piccoli o grandi che siano portano il clima a surriscaldarsi sino alla morte.
Resta poco chiaro come sia possibile mandarsi messaggi nel futuro (se non agendo nell'immediato con messaggi appesi al vetro con le corse dei cani) ma allora si crea un rimando paradossale, tale per cui se io non sono pronto a fare ciò che voglio vedere il giorno prima (e relativo al giorno dopo) esattamente come la foto mi riprenderà, rischio di creare un gap temporale o qualcosa di simile? Oppure il mio futuro prende un altra direzione? Dilemma non da poco che non porterà fortuna ai nostri giovinastri che, costretti a giocare alla chiaroveggenza - a suon di polaroid - si faranno male. Brutta storia.
 
E' così che quando Simon & Garfunkel cantano
Kodachrome, they give us those nice bright colours
They give us the greens of summers
Makes you think all the world's a sunny day, oh yeah
I got a Nicon camera, I love to take a photograph
So mama don't take my Kodachrome away
tutto ci appare più chiaro...

 

Exodus - il film

 
Visto di recente, ho atteso qualche settimana prima di scriverne il commento. Non fosse altro perché un turbinio di pensieri mi ha seguito e volevo lasciarne depositare la polvere per leggerne con maggior chiarezza i dettagli.
Storia di ieri - Storie di oggi: Le polemiche che hanno accompagnato l'uscita del film, si pensi al divieto di visione in alcuni Paesi musulmani, hanno evidenziato senza ombra di dubbio che, è più facile parlare di Storia reale che di miti e leggende. Più facile far digerire la realtà, anche modificandola fortemente, che cercare di dare un volto alla mitologia ed alla religione (che per loro natura si basano sul non detto e non dicibile - l'indicibile) senza correre il rischio di essere impallinati.
Capitalismo o Fede: La vera domanda è capire se gli ebrei (schiavi degli egiziani?) chiedessero semplicemente di essere pagati, mentre il loro Dio, avendo deciso un altro destino per loro, profittasse della loro insoddisfazione per dare alla Storia un altro percorso.
Dal canto loro gli Egizi e il loro Faraone appaiono molto più moderni, lineari e capitalisti. Non credono molto agli dei - o meglio credono come l'uomo moderno crede al gatto nero che traversa loro la strada - chiedono produzione, benessere, le piramidi (feticci come segno di potere e come strumento destinato alla pubblica utilità) e si avvalgono degli schiavi per ottenerlo. Che altro chiedere? E a ben guardare, se è facile criticarli con l'occhio odierno, vorrei invitarvi a guardare all'America degli anni '60 ed alla segregazione razziale, allo schiavismo sradicato a fatica in tempi non molto lontani da noi, ed al Sudafrica pre-Mandela.
Gli ebrei, si ritrovano comandati da un profeta dubbioso, tormentato, che finisce per odiare il suo stesso Dio. E ne ha ben donde. Le sette piaghe non gliele ha ordinate nessuno. Le ha decise lui e dica quel che vuole sono feroci e immeritate.
Si finisce così per trovare simpatico il Faraone, che vuole solo progresso e benessere (misurato secondo gli standard dell'epoca) e non si arriva ardentemente a desiderare l'ora in cui veder partire il popolo eletto (o negletto?) comandato dal profeta recalcitrante (anzi riluttante, come un recente romanzo a proposito dei terroristi).
Marxismo o Fordismo? Se gli Ebrei avessero avuto la tredicesima, Dio avrebbe avuto il suo bel daffare per convincerli a partire per la terra promessa. Si rammenti che non è di questo mondo la predetta terra promessa e che l'uomo (per sua natura volubile) si consola velocemente (si pensi al vitello d'oro che prende il posto di Mosè e del suo Dio, non appena il primo sale sul monte Sinai per farsi dettare le leggi...).
Le 7 Piaghe: Anche qui, come nelle favole, finché le disavventure altrui si leggono (il lupo che mangia la vecchina, la strega che cuoce i bambini) fanno rabbrividire solo un poco, quando le si vede la loro immagine da repulsione; astio nei confronti di chi commina la pena. Con il rischio di rendere odioso il giudice.
Un buon film, ma che, toccando nervi tutt'ora scoperti (la supremazia dell'uomo sull'uomo) finisce per dare fastidio. Buona visione.

Professione Volontario